a cura di Luigi Moraldi
Eracleone fu – per quanto sappiamo – il più antico commentatore sistematico del quarto Vangelo:
la sua esegesi è soprattutto allegorica e si muove sulle linee delle dottrine gnostiche;
emerge la distinzione tra il Dio supremo e il demiurgo, la distinzione delle tre stirpi umane (pneumatici, psichici, ilici);
solo di sfuggita appare il mito gnostico di Sofia (che non menziona mai);
anche se del grande commento di Eracleone conosciamo soltanto pochi testi (51 di non uguale lunghezza), la metodologia è quella che si incontra nelle parti ove Ireneo riferisce l’esegesi gnostica valentiniana, nel breve tratto di Tolomeo, e – in via più generale – nell’interpretazione dei primi capitoli della Genesi che leggiamo in molti testi gnostici;
che questa esegesi estremamente intellettualista abbia anche oggi un certo fascino, non meraviglia:
lo stesso Origene che per confutarla scrisse il suo Commento a Giovanni ne subisce spesso l’influsso specialmente proprio nel metodo esegetico.
Possiamo quindi ritenere che dell’esegesi gnostica valentiniana abbiamo una documentazione sufficiente e – per coloro che riescono a penetrarne la tecnica – non è priva di un profondo significato e di sottile attrazione, rappresentando quanto di più raffinato produssero intellettuali cristiani, certamente debitori a predecessori e a contemporanei, oltreché allo spirito inquieto, dinamico e sottile del tempo.
a cura di Luigi Moraldi