Di particolare interesse appare una rassegna di quanto scrissero antichi scrittori cristiani sulle scuole gnostiche da essi conosciute, sui maestri gnostici e sui loro scritti.
È vero che questi scrittori cristiani considerarono e trattarono gli gnostici come eretici, come nemici pericolosi del Cristianesimo, ai quali molto volentieri rivolgono sarcasmi e irrisioni, quindi sia la loro scelta dei testi sia i loro giudizi non sono soddisfacenti per lo storico, dettati come erano non dal desiderio di comprendere, ma di confutare.
Tuttavia è anche vero che la conoscenza dei loro scritti è tuttora, per noi, una indispensabile introduzione orientativa ai testi gnostici di recente scoperta, e che la loro fondamentale attendibilità è inalterata .
Scritta essenzialmente per la conoscenza dello gnosticismo e in particolare della scuola gnostica di Valentino è l’opera di Ireneo di Lione (m. nel 200 circa).
A Clemente Alessandrino (m. poco prima del 215) risalgono pressoché tutti i frammenti di opere di Valentino, di Basilide, di Isidoro e di Carpocrate, contenuti nella sua opera Stromata allorché polemizza contro gli gnostici, e nella raccolta Estratti dalle opere di Teodoto:
frasi prese da un’opera dello gnostico Teodoto alle quali Clemente intercala, qua e là, sue personali riflessioni.
Ippolito Romano (m. nel 235) nell’opera in dieci libri (ma a noi non giunsero i libri II e III) descrive e confuta 33 eresie quasi tutte gnostiche; dipende a volte da Ireneo, ma più spesso ha fonti proprie che riporta a grandi tratti o parafrasa: sono sempre di insostituibile importanza.
È interessante che Ippolito cerchi di istituire un collegamento tra le scuole gnostiche e la cultura ellenica, partendo dal principio che esse sono una deviazione della dottrina cristiana derivante dalla filosofia e mitologia greca.
Dal grande maestro di Alessandria e di Cesarea, Origene (m. nel 253-254), abbiamo gli importantissimi testi dello gnostico valentiniano Eracleone: nel suo Commento a Giovanni egli riporta una cinquantina di testi esegetici di Eracleone permettendoci così di conoscere il pensiero e il metodo di esegesi neotestamentaria del più illustre discepolo di Valentino.
II Panarion («Cassetta dei medicinali») di Epifanio di Salamina (Cipro) è un’opera vasta che descrive e confuta ben 80 eresie :
attinge alle opere antieretiche dei suoi predecessori, ma anche a esperienze personali e, soprattutto, riporta volentieri testualmente le sue fonti;
a lui risale la nostra conoscenza della Lettera a Flora di Tolomeo, che riproduce integralmente, e il testo greco della «Grande Notizia» di Ireneo (giunta a noi solo in latino).
a cura di Luigi Moraldi