Sistemazione, studi e pubblicazioni
a cura di Luigi Moraldi
Dal 1956, sotto la direzione di Pahor Labib, alcuni studiosi privilegiati potevano, dunque, accedere – per studio – al tesoro dei manoscritti di Nag Hammadi.
Ma tutti gli studiosi sentivano la necessità di essere informati e, i pochi ammessi ai codici constatavano l’estrema urgenza di mettere ordine, riparare i danni (arrecati principalmente durante i vari trapassi e le prime affrettate consultazioni), dare una sistemazione conveniente, porre fine allo stato precario, riordinare i codici, controllare la sequenza delle pagine, numerarle, rintracciare i frammenti, ecc.: una quantità di compiti che esigeva specialisti e alta qualificazione.
Era, inoltre, urgente pubblicare mettendo i manoscritti a disposizione di tutti gli interessati con edizioni degne e porre così fine a privilegi.
Tutto questo fu avvertito dalle autorità egiziane, dal ministro della Pubblica Istruzione Kamal El- Din Hussein al Direttore del Museo copto.
Sorsero così comitati di tecnici e di studiosi con i nomi più prestigiosi a scala internazionale e interconfessionale.
Il problema dell’edizione dei testi fu affrontato fin dal 1948, ma subì notevoli mutamenti.
Nel 1948 un comitato composto da H.-Ch. Puech, J. Doresse e T. Mina propose la stampa di tre trattati (dei cinque allora noti) lasciandone due a W. C. Till sui quali lavorava; la sigla scelta era CG 2: ma il progetto sfumò, e andò in porto soltanto la parte del Till (che cita il Cod. III con la sigla CG).
Nel 1950 fu progettata la stampa di tutta la biblioteca allora nota nella celebre serie del Corpus Scriptorum Cristianorum Orientalium.
Ma anche questo progetto fu presto annullato in favore di una edizione da parte della Imprimerle ‘Nationale de France sotto gli auspici della Académie des Inscriptions et Belles-Lettres: nel 1951 circolavano già delle bozze della nuova serie sotto il titolo Papyrus Gnostiques de Chénobosion: Codex I, edited by J. Doresse, T. Mina, H.- Ch. Puech, W. C. Till; ma anche questo abortì sul nascere.
Se ne avvantaggiò, comunque, il Doresse per la prima edizione del Vangelo degli Egiziani.
Nel 1961 il problema dell’edizione dei testi fu proposto all’UNESCO da H.-Ch. Puech e da A. Guillaumont: si susseguirono incontri e proposte sul genere e modalità di pubblicazione, sui vari comitati di specialisti, ecc.
Un punto di partenza positivo fu il Colloquium di Messina (13-18 aprile 1966), promosso dal Prof. Ugo Bianchi, in quanto in margine al Colloquium fu redatto un appello, per accelarare i lavori della pubblicazione, redatto da Torgny Säve- Söderberg, Martin Krause e James M. Robinson; quest’ultimo si mise subito in contatto con l’UNESCO e con le competenti autorità egiziane; si formarono comitati e sottocomitati, e nel dicembre del 1971 l’arduo, defatigante, e altamente sofisticato lavoro del sottocomitato tecnico era pressoché terminato.
Conforme agli accordi con l’UNESCO iniziò l’allestimento dell’edizione fotografica (l’UNESCO s’era impegnato con le autorità egiziane solo per questo tipo di pubblicazione).
Nel 1972 uscì il primo volume col titolo, che contraddistinguerà tutti i volumi: The Facsimile Edition of the Nag Hammadi Códices.
Published under the Auspices of the Department of Antiquities of the Arab Republic of Egypt in Conjunction with the United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization; tutti i volumi sono editi a Leiden da E. J. Brill.
Ne seguirono altri nove fino al 1977 anno che segna il termine della pubblicazione integrale, in facsimile, di tutta la biblioteca di Nag Hammadi; l’opera segna la fine di tante vicende, ma soprattutto ha offerto finalmente agli studiosi lo strumento indispensabile per l’inizio di un’era nuova nello studio dello gnosticismo, del Cristianesimo primitivo e dei movimenti culturali nel tardo antico.
La scrittura copta dei codici è sempre molto chiara, spesso elegante, anche se gli amanuensi furono parecchi; le riproduzioni in facsimile sono finalmente ottime (il meglio di quanto si poteva desiderare ed era possibile) e per molto tempo gli studiosi mediteranno su queste pagine per estrarre tutto quanto è possibile da questi testi copti tutt’altro che facili, spesso in frammenti ove ogni traccia di inchiostro è importante.
Non si può che essere profondamente grati ai tecnici e specialisti che portarono a termine una massa di lavoro notevolissima, a coloro che sovvenzionarono l’impresa, e al comitato editoriale composto da: S. Farid, G. Garitte, V. Girgis, S. Giversen, A. Guillaumont, R. Kasser, M. Krause, P. Labib, G. Mehrez, G. Mokhtar, H.-Ch. Puech, G. Quispel, J. M. Robinson, T. Sàve-Sòderberg, R. McL. Wilson e J. M. Robinson (Segretario) e grande animatore.
Un undicesimo volume uscito nel 1979 contiene un’introduzione tecnica aggiornata, i frammenti estratti dall’interno delle rilegature e ogni traccia e dettaglio di importanza per tutta la biblioteca di Nag Hammadi.
Con il termine dell’edizione Facsimile – come era stato preventivamente concordato – una equipe di specialisti sotto la direzione di J. M. Robinson curò la versione inglese, in un solo volume, di tutti i testi sotto gli auspici dell’ Institute for Antiquity and Christianity of the Claremont School e la sovvenzione del National Endowment for the Humanities .
Contemporaneamente iniziò un’altra impresa editoriale con intenti più ampli, critici e completi: la pubblicazione dei testi copti, ricostruiti, nel testo originale copto, con apparato critico – per quanto possibile -, introduzioni e note sostanziose e traduzione inglese a fronte, a cura degli studiosi che curarono la versione inglese (molti dei quali avevano precedentemente lavorato alla sistemazione dei testi originali per l’edizione Facsimile) con il titolo generale The Coptic Gnostic library, e il sottotitolo Nag Hammadi Codices, sotto gli auspici di The Institute for Antiquity and Christianity della Clarémont Graduate School, la direzione di J. M. Robinson e una nutrita equipe di coptologi.
Questa serie, la cui importanza è evidente, si inserisce in un’altra dal titolo generale Nag Hammadi Studies edita da M. Krause, J. M. Robinson, F. Wisse che comprende le relazioni dei congressi sui codici di Nag Hammadi, sullo gnosticismo e la nuova edizione del testo copto (con versione inglese) dei codici Askewianus e Brucianus (con il titolo The Coptic Gnostic Library) ambedue già usciti a cura della E. Macdermot, codici questi che molto opportunamente furono inseriti in questa serie che costituisce così un grande corpus completo di tutti gli scritti gnostici copti provenienti dalla regione di Nag Hammadi.
Oggi gli studiosi dispongono in pratica di tre serie con il testo copto:
1) la Facsimile Edition
2) Nag Hammadi Codices
3) The Coptic Gnostic Library;
inoltre della vasta serie di studi radunati nei Nag Hammadi Studies, e dell’opera The Nag Hammadi Library in English a più larga diffusione, ma curata da specialisti.
Per la serietà e l’impegno scientifico di queste imprese basti pensare che, oltre al comitato direttivo, fanno capo a 31 studiosi ognuno dei quali lavora sempre a un numero ristrettissimo di testi.
Le prime edizioni dei manoscritti di Nag Hammadi
La scoperta dei codici di Nag Hammadi tardò più di una generazione prima di venire largamente conosciuta e scientificamente valutata e presentata, ma ormai si impone degnamente come ben pochi manoscritti nella storia delle scoperte, e i testi che ci ha fatto conoscere sono un materiale indispensabile a chiunque ha interessi nel tardo antico, nel giudaismo, nel Cristianesimo primitivo, della storia delle religioni e della civiltà mediterranea.
Al di là di comunicazioni e relazioni parziali, di fotocopie piuttosto scadenti, l’attenzione degli studiosi (ben prima del grande valore su accennato) fu sempre tenuta desta dalle pubblicazioni di alcuni testi di estremo interesse; il testo, e qualche volta l’interpretazione, ma soprattutto la designazione dei codici e delle pagine – dopo le nuove pubblicazioni – necessitano di revisioni, ma il loro valore resta pur sempre notevolissimo, e spesso insostituibile (si pensi ad es. agli scritti editi da M. Krause e da A. Böhlig).
Ecco le prime e principali edizioni anteriori al vasto esame papirologico cui furono sottoposti i manoscritti; quelli segnati «Codex Jung» ebbero un’edizione elegante, note e commento pressoché esaurienti, e versione trilingue.
1. Evangelium veritatis, ediderunt M. MALININE, H.-CH. PUECH, G. QUISPEL, Zürich, 1956 (Codex Jung); e il Supplementum curato anche da W. C. TILL e R. Me L. WILSON, Zürich, 1961;
2. Evangelium nach Thomas. Koptischer Text herausgegeben und übersetzt von A. GUILLAUMONT, H.-CH. PUECH, G. QUISPEL, W. C. TILL, und Y. ABD EL MASIH, Zürich, 1959 (Codex Jung);
3. Die drei Versionen des Apo\ryphon des Johannes im Koptischen Museum zu Alt-Kairo, herausgegeben von M. KRAUSE und P. LABIB, Cairo, 1960-62;
4. Die Koptisch-gnostische Schrift ohne Titel aus Codex von Nag Hammadi im Koptischen Museum zu Alt-Kairo, herausgegeben, übersetzt und bearbeitet von A. BöHLIG und P. LABIB, Berlin, 1962;
5. De Resurrectione (Epistula ad Rhegium), ediderunt M. MALININE, H.-CH. PUECH, G. QUISPEL, W. C. TILL, adiuvantibus R. Mc L. WILSON,. ZANDEE, Zürich, 1963 (Codex Jung);
6. W. C. TILL, Das Evangelium nach Philippos (Patristische Texte und Studien, 2), Berlin, 1963;
7. J. E. MèNARD, UÉvangile sehn Philippe, Montreal-Paris, 1964;
8. Koptisch-gnostische Apokalypsen aus Codex V von Nag Hammadi im Koptischen Museum zu Alt-Kairo, herausgegeben, übersetzt und bearbeitet von A. BöHLIG und P. LABIB, Halle- Wittenberg, 1963;
9. J. DORESSE, UÉvangile sacre du grand Esprit in visible (o Vangelo degli Egiziani), 1966-69, vedi p. 269 e segg.
10. Epistula Iacobi apocrypha, ediderunt M. MALININE, H. CH. PUECH, G. QUISPEL, W. C. TILL, R. KASSER, adiuvantibus R. Mc L. WILSON, J. ZANDEE, Zürich, 1968 (Codex Jung);
11. Gnostische und Hermetische Schriften aus Codex II und VI, von M. KRAUSE und P. LABIB, Gluckstadt, 1971.
Non per semplice curiosità, si nota che lo studio e la pubblicazione dei testi di Nag Hammadi sono contrassegnati da tre tempi ben caratterizzati nel tempo e nelle modalità: all’inizio tutto fece capo a studiosi francesi sotto il patronato di É. Drioton, e tutto procedeva con una lentezza tale che – a quel ritmo – ci sarebbero voluti tre secoli per la pubblicazione di tutti gli scritti; una seconda decade, contrassegnata dalla morte di T. Mina e dalla direzione di P. Labib (laureato a Berlino) è contrassegnata dalla chiusura dell’Istituto francese al Cairo e dall’ascesa degli studiosi tedeschi, praticamente unici a essere ammessi allo studio dei manoscritti; dal 1961 al 1966 vi fu una profonda riorganizzazione e un impulso straordinario per lo studio, la preparazione e pubblicazione, si costituisce un’equipe di specialisti, mai vista nella pubblicazione di altri testi antichi, di ogni nazione sotto la direzione di J. M. Robinson e gli auspici Institute for Antiquity and Christianity in Claremont (California): e solo allora studi e pubblicazioni entrarono nella fase definitiva e con soddisfazione di tutti gli studiosi, e del grande pubblico che, dopo le prime pubblicazioni, attendeva con impazienza altri testi e notizie sicure.
a cura di Luigi Moraldi